Continua il nostro racconto sui primi 70 anni di “matrimonio” tra la Guida MICHELIN e l’Italia. Ci addentriamo adesso negli anni più vicini a noi, al presente, ovvero vi raccontiamo degli innamoramenti degli ultimi 20 anni.
Si tratta di ristoranti ancora vivi e vivaci, punti di riferimento cui, ad onor del vero, si affiancano tanti altri indirizzi che per necessità di sintesi e storytelling stavolta abbiamo lasciato fuori.
Buona lettura!!!

2005 - 2014
Il ristorante di Runate, piccola frazione di Canneto sull’Oglio e la famiglia Santini che lo guida da quasi 100 anni, sono la quintessenza del miglior Made in Italy gastronomico. Il mestiere del ristoratore qui diviene atto d’amore verso i - mai come in questo caso possiamo dirlo - fortunati ospiti!
L’accoglienza proverbiale di Antonio Santini ha fatto scuola, così come la capacità di esaltare con precisione e grazia le ricette mantovane ed italiane di Nadia, il cui testimone in cucina è passato con continuità al figlio Giovanni, ormai abile a proseguire quanto fatto sin qui dalla madre dando comunque il proprio tocco. Un porto sicuro dove approdare per sentirsi coccolati, nell’anima e nel palato, da un’intera famiglia.
OSTERIA FRANCESCANA - Modena MO
L’Osteria Francescana è Massimo Bottura: il cuoco italiano più famoso al mondo. Celebrato dentro e fuori l’Italia per come ha saputo mettere in perfetta comunicazione la cucina regionale modenese con idee e ricette creative, in modo naturale e convincente. Perché nella testa ha sempre avuto, sin dagli inizi, una chiara visione di modernità ante litteram (a prescindere dal genere!).
La cucina diviene anche storytelling sul viaggio delle materie prime sino al ristorante, sulle esperienze personali dello chef a ritroso sino alla sua fanciullezza, via via verso una definizione di cucina italiana contemporanea. Ops! mi è caduta la crostatina al limone… mai nome fu più pop, e mai presentazione nel piatto fu più imitata! Qui a Modena, in via Stella 22, come nei grandi ristoranti italiani del passato, sono passati davvero tutti, calciatori, rockstar, artisti, attori.
Massimiliano Alajmo detiene ancora un record incredibile: la più giovane età alla quale uno chef riuscì a meritarsi la terza stella Michelin, premio verso cui ci si inerpica solitamente dopo anni e anni di duro lavoro ed esperienza, quando si riesce a mostrare al pubblico il proprio grande talento con mano certa e matura, qualità evidentemente innate nel caso del cuoco veneto.
Max non era ancora trentenne, aveva infatti solo 28 anni. Il cappuccio di seppie al nero, il risotto, zafferano e liquirizia, la mozzarella di mandorle: in tantissimi presero queste creazioni – così come gli altri classici delle Calandre - come direzione gastronomica da seguire.
2015 – 2024
ENRICO BARTOLINI AL MUDEC - Milano MI
L’ultimo piano del MUDEC - Museo delle Culture è stato il vero trampolino di lancio verso la gloria per chef Enrico Bartolini, lo chef più stellato d’Italia e, subito dopo Ducasse, il più stellato del mondo! La sua capacità di ricercare idee e ricette creative da concretizzare in modo intrigante e confortevole, strizzando l’occhio al gusto classico, è stato da Bartolini stesso sintetizzato come stile “classico contemporaneo”. Uno stile che prevede la cura maniacale di ogni dettaglio.
Di sicuro il suo risotto alla rapa rossa e salsa gorgonzola (nel frattempo leggermente rimodernato nella versione “Evoluzione”), uno dei piatti più fotogenici degli ultimi anni, è stato imitato un’infinità di volte. Talmente bravo da aver finalmente riportato il massimo alloro delle 3 stelle Michelin a Milano, città orfana del riconoscimento dai tempi del maestro Gualtiero Marchesi.
ST. HUBERTUS - San Cassiano BZ
Niederkofler non è certo stato il primo cuoco italiano ad occuparsi di sostenibilità. Il suo stile unico, la sua maestria tecnica, la grande esperienza, gli hanno altresì permesso di manifestare questa importante attitudine in maniera superlativa. “Cook the mountain” non sono solo uno slogan e una sequenza di piatti, è un vero e proprio viaggio dentro al territorio che circonda lo chef della valle Aurina. L’approccio nacque ai tempi del ristorante St. Hubertus, all’interno del celebre hotel Rosa Alpina, dove lo chef, già bravissimo anche in precedenza, salì alla ribalta proprio quando cambiò registro e si dedicò al 100% alle sue montagne, sino ad arrampicarsi verso le 3 stelle Michelin.
Oggi il St. Hubertus è chiuso, insieme all’albergo, per un totale restauro ma Norbert, nel frattempo, ha trasferito le proprie enormi abilità a Brunico, dove ha aperto il bellissimo Atelier Moessmer Norbert Niederkofler, segnalato subito con il massimo livello anche per l’eccezionale bravura di riproporre una altissima cucina e servizio in pochissimi mesi.
QUATTRO PASSI - Marina del Cantone NA
Epica storia di dedizione e sacrificio familiare in un angolo speciale della Penisola Sorrentina, Nerano. Quello che nacque come un ristorante-pizzeria, è riuscito nel volgere di alcuni decenni nella magnifica impresa di riportare nel 2024 le tre stelle Michelin nel sud d'Italia, dopo anni di assenza.
Certamente il ritorno a casa, dopo alcune esperienze europee alle “corti” di grandi chef, del figlio Fabrizio Mellino e la sua investitura in qualità di executive chef ha dato lo slancio definitivo verso il cielo. Qui tutto è ai vertici, dalla spettacolare vista sulla baia di Nerano alla cucina di Fabrizio, ancora giovanissimo, eppure già artefice di piatti iconici (come il fiore di calamaro o i fusilloni ai ricci di mare) in cui mostra rigore ed essenzialità, strumenti coi quali sa attualizzare magnificamente la cucina mediterranea.
In copertina: Oops! Mi è caduta la crostata al limone, di Massimo Bottura, ristorante Osteria Francescana
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