In viaggio 2 minuti 08 febbraio 2022

Le sfide dei vini del Franciacorta: tradizioni, innovazioni e passioni da un territorio unico

Dal microclima unico all’area geografica passando per le bollicine “spontanee” create dai naturali processi di fermentazione – in un paesaggio di dolci colline delimitate dal fiume Oglio, e dal Lago d'Iseo - le eccellenze enologiche franciacortine sono indissolubilmente legate al territorio circostante, e quindi, alla salvaguardia degli ecosistemi da cui provengono.

Chardonnay – in primis – Pinot Nero e Pinot Bianco sono vinificati secondo il metodo champenoise. I Franciacorta rivelano un perlage molto fine e persistente e si presentano con un colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso e poi al palato, note agrumate, tocchi di frutta bianca (mela, pesca, pera) e frutta secca (mandorla e nocciola in particolare).

“Valorizzare e soprattutto rispettare i terreni adibiti alle coltivazioni è l’unico modo per garantire un futuro alle nuove generazioni e presso la nostra azienda – dichiara Maurizio Zanella il titolare di Cà del Bosco, una delle cantine più rinomate e fiorenti della regione – abbiamo iniziato la conversione al biologico nei primi anni del Duemila riuscendo a completarla, per tutti e duecentocinquanta ettari della nostra proprietà, nel 2019. Nella nostra cantina trattiamo uno dei vini tecnicamente più complessi in commercio, ma al netto delle delicate procedure richieste dal metodo classico - senza ovviamente dimenticare l’importanza dell’orientamento dei vigneti e di tanti altri fattori che determineranno la qualità di ciò che verrà poi imbottigliato - credo sia di fondamentale importanza prendere atto che in natura, non esistono giochi di prestigio”.

Le riflessioni di Zanella enfatizzano come nel corso della cinquantennale storia di Cà del Bosco (una delle cantine più quotate e conosciute della zona), le attenzioni rivolte alla sfera agronomica, abbiano viaggiato di pari in passo con interventi mirati verso la salvaguardia del suolo e la tutela delle tradizioni, affiancandovi una sequenza d’innovazioni tecnologiche ed altamente ragionate: “Ricordo quando la nostra azienda fu tra le prime ad utilizzare macchinari per il lavaggio e l’asciugatura dell’uva. Molti ci deridevano – ricorda Zanella – e molti altri consideravano la pratica addirittura blasfema perché l’acqua, specie dopo gli scandali delle adulterazioni risalenti agli anni 70’, veniva considerata dai vinaioli come il diavolo. In realtà la nostra berry spa (trattamento di bellezza per le bacche) è un processo super benefico perché stacca gli acini e depura l’uva in modo naturale. La tecnica del lavaggio è sostanzialmente ripresa da quella utilizzata nell’industria ortofrutticola e se oggi siamo in appena cinque produttori ad usarla in tutto il mondo, ritengo che nei prossimi 50 anni diventerà uno dei processi standard per tutto il comparto della vinificazione”.

©Consorzio Franciacorta
©Consorzio Franciacorta

Con sei brevetti appositamente creati per migliorare i processi produttivi ed acuire la qualità ed il valore dei propri vini, Cà del Bosco (che vanta una superfice di vitigni tra le più estese della Franciacorta) è tra i fiori all’occhiello del Consorzio assieme a Berlucchi e Bellavista. “La Franciacorta ha un’alchimia quasi magica – sorride Zanella – in cui dall’insieme di fattori quali altitudine, esposizione e particolarità del suolo, nascono vini di gran pregio che necessitano di pochissimi zuccheri per essere gradevoli”. I tanti riconoscimenti ottenuti dalle etichette franciacortine più blasonate, l’avvento di realtà emergenti guidate da giovani enologi e l’impegno collettivo del consorzio con sede ad Erbusco nel preservare, tutelare e sostenere l’eccellenza di un vino unico, sottolineano la volontà di migliorare ulteriormente l’appeal di vini sempre più celebri, e sempre più vicini al loro plateau produttivo. Nel 2021 le bottiglie di millesimati, non millesimati (di cui fanno parte Satèn e Rosè) e delle speciali Riserve (che secondo i dettami del disciplinare possono essere consumate solo 67 mesi dopo la vendemmia) prodotte dai circa duecento soci del consorzio, sono arrivate a quota 20 milioni. I terreni disponibili per ulteriori coltivazioni vinicole sono però in rapido esaurimento e secondo Zanella, proprio perché gli appezzamenti sono praticamente finiti, “il numero di bottiglie prodotte annualmente potrà arrivare a massimo 26 milioni e questo limite, spingerà le cantine a perseguire con sempre più impegno e consapevolezza, la strada della qualità”.

© Consorzio Franciacorta
© Consorzio Franciacorta

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