Nelle visite a La Siriola gli ispettori de la guida MICHELIN sono rimasti colpiti dalla cifra “personale e riconoscibilissima” di Metullio e dalla sua qualità, fantasia e capacità “nell’accostare sapori fuori dal comune” per creare piatti come lo spaghetto freddo a km 4925 ed il piccione fegatini, anguilla affumicata, indivia e albicocche. Spirito di osservazione, conoscenza del territorio e sensibilità verso il bello e il buono sono tratti caratterizzanti dello chef triestino che anche a caldo – dunque appena prima di salire sul palco del Teatro Regio dove diventerà ufficialmente il bi-stellato più giovane d’Italia – appare riflessivo, pacato, consapevole e provvisto di una maturità analitica ed emotiva fuori dal comune: «Quando ho lasciato casa a quattordici anni per fare la scuola alberghiera è stato tutto molto duro – racconta Metullio – perché abbandonare gli amici e gli affetti a quell’età può essere traumatico e poi, man mano che mi avvicinavo alla professione, ho scoperto che questo può essere un mestiere durissimo dov’è facile rimanere così delusi da voler cambiare aria. Credo, dunque, che per diventare chef attributi come costanza, dedizione e capacità d’incassare i colpi siano fondamentali. Gli aspetti più belli invece, nonché inesauribili fonti di motivazioni, è lavorare in gruppo creando nuovi piatti e quindi condividere gioie e pensieri di chi siede a tavola».
La cucina «concreta, onesta, carpibile» ed in coscienzioso equilibrio tra passato e modernità del ristorante La Siriola all’interno dell’albergo Ciasa Salares si prepara all’escalation di fama raccontando nuove storie gastronomiche destinate ad echeggiare nelle montagne Patrimonio Unesco e ben oltre. Chissà che in futuro le proposte di Metullio non abbiano qualche influenza ed ispirazione proveniente da Alex Atala e Alain Ducasse: due mostri sacri della ristorazione da cui il più giovane chef due stelle MICHELIN de la guida rossa italiana vorrebbe apprendere nuove idee.
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