Due caratteristiche a loro volta esaltate da ingredienti pazzeschi e le crescenti possibilità espressive offerte da Napoli, Costiera Amalfitana, territori vesuviani e isole del golfo: località dove lo scrupoloso lavoro svolto da giovani chef nativi della regione, ha portato al conseguimento di sei nuove stelle MICHELIN.
Quella assegnata al George Restaurant del Grand Hotel Parker con i suoi incantevoli panorami partenopei, aggiunge autorevolezza e prestigio ai percorsi di Domenico Candela: «Cosa è significato per me riceverla? Il giorno più bello della mia vita! Sono rientrato a casa per fare qualcosa di grande e ci sono riuscito. Come vincere lo scudetto». La mente non può che volare a Maradona e gli anni Ottanta. Un’altra Napoli. «La città si è evoluta molto» concede lo chefpartenopeo con ripercussioni positive su tutte le aree limitrofe.
Tra cui il sottostimato Miglio d’oro: patria di centododici ville nobiliari tra Pompei e Torre del Greco. Una di queste è divenuta sede per il servizio del Josè Resturant definito «grande sfida vinta» dallo chef Domenico Iavarone. «La zona è bellissima, ma anche molto bisognosa di qualità e per garantirla – prosegue – abbiamo un orto privato che ci approvvigiona per il 75%. In più tutte le proposte in carta sono legate a stagioni e prodotti locali».
Chef Lorenzo Montoro adotta il medesimo approccio a Il Flauto di Pan. Una scelta dettata «dalla mia estrazione contadina - sono cresciuto nell’azienda agricola biologica di famiglia - e dalla volontà di ridurre l’impatto del trasporto». Tanto più che Ravello, gemma della Costiera con onirici giardini sospesi in orizzonti blu a picco sulle scogliere, è in posizione logisticamente complessa. L’esperienza a tavola tuttavia, giustifica ogni singolo tornante attraverso piatti come orti e lampare a raccontare storie di antiche usanze e identità locali.
Identità inscindibili dal senso di calore e accoglienza promosso dall’Hotel Santa Caterina di Amalfi e Punta Tragara di Capri. Due istituzioni dell’ospitalità con annessi nuovi ristoranti una stella MICHELIN: «A Il Glicine ho adattato le tradizioni delle nostre mamme e nonne, che ci hanno abituato al mangiar bene, alla domanda sempre più internazionale, esigente e consapevole - sorride Giuseppe Stanzione che definisce il riconoscimento - «un nuovo punto di partenza». Anche secondo lo chef caprese Luigi Lionetti, bravo e determinato nel portare a quote tre gli stellati dell’isola grazie alla cucina del Monzù «molte destinazioni campane stanno vivendo una grande crescita ed è quindi sempre più fondamentale concentrarsi sui dettagli, non lasciare nulla al caso, impegnarsi in modo costante e formare i giovani».
Lezione presa alla lettera dall’astro nascente Adriano Dentoni Litta; chef classe 1996 che scomponendo le memorie gastronomiche d’infanzia ed aggiungendovi personali tocchi moderni, ha elevato La Tuga tra i migliori appuntamenti gastronomici d’Ischia.