Con il passare delle decadi, la fama di Felice al Testaccio ha varcato i confini nazionali e dunque la prenotazione è obbligatoria al pari dell’assaggio “del mitico abbacchio al forno con patate, dei tonnarelli cacio e pepe e del tiramisù al cucchiaio”. Questi i consigli degli ispettori MICHELIN che hanno apprezzato anche le atmosfere famigliari, semplici e conviviali del ristorante nel cuore di Testaccio; zona di origini popolari tra Porta Portese e Ostiense un tempo associata al macello di ovini e bovini e quindi a sostanziosi ed economici piatti di recupero preparati con i vari tagli del quinto quarto (interiora, cervello ndr). Oggi il quinto quarto è chic e Testaccio è sinonimo di ristorazione tipica e feste in locali notturni al cospetto del Monte dei Cocci (collina artificiale di epoca romana creata con i resti di anfore olearie ndr) mentre da qualche anno, il complesso architettonico dell’ex Mattatoio è divenuto il Museo di Arte Contemporanea conosciuto con l’acronimo di MACRO. La conversione ha aggiunto un importante dimensione culturale al quartiere diventando volano di altre iniziative come la Città dell’Altra Economia. Ampio spazio all’aperto in cui acquistare prodotti biologici ed etici da filiere certificate e sostenibili. Piacevoli tappe d’interesse a due passi dal Bib Gourmand della guida rossa, dove oltre ad una specialità diversa per ogni giorno della settimana, troverete i grandi classici regionali come amatriciana, carbonara, gricia e piatti squisitamente romani quali spaghetti alici e pecorino, rigatoni con sugo d’abbacchio e con la pajata (l’intestino tenue del vitellino da latte ndr). Creazione gastronomica imperdibile per gli amanti del genere prima di proseguire con i gustosi secondi come l’arzilla in bianco, coratella con carciofi o cipolle, coda alla vaccinara, petto di vitella alla fornara, salsiccia fagioli e cotiche, polpette di bollito, trippa alla romana e puntarelle con salsa di alici.
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