Vini 2 minuti 15 novembre 2022

Enoteca Pinchiorri: sei vini introvabili svelati dal direttore Alessandro Tomberli

Insignito con tre stelle MICHELIN e idolatrato dagli intenditori del buon bere per lo straordinario valore intellettuale e commerciale di una sontuosa cantina costellata di rarità assolute, l’Enoteca Pinchiorri di Firenze presidia da molte lune l’Olimpo dell’enogastronomia mondiale.

A mezzo secolo dall’incipit, il celebre ristorante lanciato da Giorgio Pinchiorri e Annie Féolde continua a perseguire le strade dell’eccellenza senza compromessi, attraverso la raffinata e saporita cucina dello chef Riccardo Monco che trova a sua volta ideale complemento, nell’impeccabile lavoro svolto dal direttore di sala Alessandro Tomberli: “Varrebbe il viaggio anche solo assistere al sussurrato walzer diretto da Tomberli, ai vertici tra i direttori di sala in Italia” sostengono non a caso gli ispettori della Guida Michelin dopo aver sottolineato come la successione delle proposte, “somigli ad un grande spettacolo pirotecnico”.

Nella celebre insegna di via Ghibellina ubicata all’interno di un suggestivo palazzo rinascimentale, i fuochi d’artificio culinari possono dunque essere abbinati a centellinate produzione enologiche d’antan: molte delle quali praticamente introvabili altrove. La cantina dell’Enoteca Pinchiorri conta infatti più di 60.000 bottiglie e Tomberli ci ha raccontato nomi, aneddoti e segreti delle sei etichette più esclusive della collezione Giorgio Pinchiorri: “Inizierei dal Château Lafite bianco 1959; un vino non più prodotto perché le uve sauvignon e semillon utilizzate, sono oramai state estirpate. L’ultima bottiglia stappata era incredibilmente viva e curiosissima. Altra rarità in nostro possesso è l’Hermitage La Chapelle 1961 Jaboulet. Questo vino proviene da un’annata mitica, è emozionale come pochi altri e non si trova più neanche nelle aste”. Per rendere un’idea del valore di quest’ultima bottiglia, basti pensare che nel distante 2008 il prezzo richiesto da Christie’s per un lotto di sei unità, era compreso tra 60/90.000 dollari.

La Chapelle
La Chapelle
 Château Lafite
Château Lafite

Al seguito, Tomberli approfondisce come una delle bottiglie predilette dagli intenditori, sia sicuramente lo Châteauneuf du Pape 1978 Château Rayas: “Monsieur Reynaud può essere definito un genio ed un gentleman prestato alla campagna. Riuscì a produrre vini straordinari nel sud del Rodano pur avendo vigneti esposti a nord e terreni sabbiosi. Date le quantità esigue e rese per ettaro paragonabili a Château d’Yquem, questo vino imbottigliato in un’annata mitica non ha importatori o distributori”.
Di produzione più recente e definito “più unico che raro” da Tomberli è il Musigny 2015 Leroy. “E’ di fatto il vino più caro del mondo (circa 130.000 euro) - prosegue il Direttore di sala dell’Enoteca Pinchiorri – la produzione conta 617 bottiglie ed in Italia ne sono arrivate solo tre. Onestamente non so chi potrà assaggiarlo. L’etichetta è legata alla storia di Madame Lalou Bize-Leroy che ha compiuto da poco 90 anni e va ancora in vigna. Nell’ambiente enologico, è conosciuta come “la Regina di Borgogna” e pare fu battezzata con gocce di Musigny del ’29. Predestinata”.


Esplorando la cantina atelier, l’excursus nei “tappi” reali prosegue con il Vosne Romanée Cros Parantoux Parantoux 1985 Henri Jayer: “Abbiamo conosciuto la Regina e adesso vi presento Henri Jayer; il “Re di Borgogna. Un uomo illuminato oltre che geniale precursore nelle sue scelte” spiega Tomberli. “Decise di comprare un terreno alto e freddo, il Cros Parantoux. I vicini lo definivano un campo di carciofi ma da animo intelligente e visionario, Jayer ne intuì il potenziale. Oggi il suo Cros Parantoux potrebbe essere considerato come una nave scuola per la Marina”.

Nelle fioche luminarie dei sotterranei intrisi di gemme enologiche, Tomberli conclude il tour nelle bottiglie rare dell’Enoteca Pinchiorri con il Montrachet 2016 L’exceptionelle vendage des sept Domaines. “Nel 2016 grandine e intemperie distrussero il vigneto di Montrachet (7 ettari circa) e Dominique Lafon propose qualcosa di unico; mettere insieme le uve di 7 Domaines. DRC, Lafon, Leflaive, Amiot, Lamy-Pillot, Petitjean e Fleurot Laroze conferirono quindi le proprie uve alla cantina di Domaine Leflaive. Parliamo di 822 kg totali da sette produttori per 683 bottiglie destinate a meno di 600 affezionati clienti. Ogni bottiglia porta il nome dell’acquirente e sulla nostra c’è scritto Giorgio Pinchiorri. Questa di certo non si trova su Wine Search”.

Montrachet
Montrachet

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