L’antica Hierà (l“isola sacra”) era consacrata al dio Efesto, il Vulcano dei Romani da cui deriva l'attuale nome. L’isola nasce dalla fusione di quattro vulcani: il più grande e attivo di essi, il Vulcano della Fossa, domina il panorama dall'alto del suo cono di pietra rossastra di 391 m. A nord, il suo vicino più modesto, Vulcanello (123 m), forma una piccola penisola arrotondata. Sebbene l'ultima eruzione sia avvenuta nel 1890, il Vulcano della Fossa non ha mai smesso di dare prova della sua vitalità, come testimoniano fumarole e getti di vapore, nonché la presenza di fanghi sulfurei, una delle esperienze imperdibili sull’isola. Le rocce rossastre e giallo ocra, la costa aspra e frastagliata e l'odore di zolfo che vi accoglie fin dallo sbarco al Porto di Levante conferiscono a quest'isola una bellezza sottilmente inquietante.

La salita al Cratere della Fossa
L’ascensione (circa 2 h A/R dal Porto di Levante) conduce in un paesaggio lunare mozzafiato, tra fumarole e sbuffi di vapori sulfurei sullo sfondo del mare. Lungo la salita, non troppo difficile ma da affrontare nelle ore più fresche e con una buona scorta d’acqua, vi imbatterete in cespugli di more, asparagi selvatici e nella camomilla balsamica tipica dei terreni vulcanici.
Foto: Fumarole e vapori sulfurei sul Cratere della Fossa/Michelin
Alla scoperta dell’isola
Dal Porto di Levante, andando in direzione di Vulcano Piano la SP 178 attraversa l'entroterra e regala splendidi scorci. Dal borgo di Gelso una bella strada tortuosa (attrezzata per l'evacuazione in caso di eruzione) conduce in un luogo dall'atmosfera sospesa: una trattoria semplice semplice, un piccolo molo, poche barche e un faro abbandonato. Sarà amore a prima vista!

Se dal Porto di Levante si va verso nord, invece, in direzione di Vulcanello, si arriva alla Valle dei Mostri, una distesa di sabbia nera da cui affiorano qua e là rocce vulcaniche dalle forme straordinarie: animali preistorici, mostri, bestie feroci, un orso ritto sulle zampe posteriori, un leone sdraiato...
Foto: Figure fantastiche e il tappeto giallo delle ginestre nella Valle dei Mostri/Michelin

Il Therasia Resort
Dalla Valle dei Mostri in meno di 1 km si raggiunge questo incantevole resort di lusso a picco sul mare, nascosto in un giardino ornato di piante esotiche e palme. È l'unico punto dell'arcipelago da cui si possono ammirare tutte le Eolie e già questo lo rende una meta incantevole.
Foto: Therasia Resort
Tra i quattro ristoranti che il resort accoglie, di stile e cucina diversa − tra cui lo stellato Il Cappero − il giovane Tenerumi è stato insignito nell'edizione 2023 della Guida MICHELIN di 1 Stella e della Stella Verde per la ristorazione sostenibile.
I Tenerumi
Varcato il cancello dell'hotel un piccolo cartello indica il ristorante, pochi tavoli sistemati in un giardino di fronte a un paesaggio spettacolare: le isole Eolie, i faraglioni e un tramonto mozzafiato. Il nome rende omaggio alla filosofia dei Tenerumi e al genius loci: si tratta infatti delle foglie e dei germogli della zucchina lunga, largamente usati nella cucina siciliana.

Nessuna scelta, ma un menu degustazione dedicato al mondo vegetale con cui il giovane chef campano Davide Guidara vi conduce in un percorso che brilla per audacia e originalità.
L’equilibrio dei piatti è perfetto: acidità, dolcezza, consistenza, piccantezza e umami, tutto funziona come un’orchestra ben armonizzata. Con metodi di cottura e stili diversi e sapori che fanno il giro del mondo, ogni piatto è una sorpresa.
Il percorso culinario è accompagnato da cocktail aromatizzati spesso con erbe e aromi autoctoni: kombucha, tepache, cordiali e infusi che, come ingredienti liquidi, diventano veri e propri elementi del piatto.

Tra i piatti estivi più interessanti la Cipolla al barbecue con glassa di cipolla e finger lime. La mezza cipolla viene servita con la sua crema fermentata e aromatizzata con aglio e lime, che conferiscono una nota acidula, lunga ed equilibrata. Il drink di accompagnamento è un cordiale di fragola ed erba cipollina in infusione, molto aromatico.
Foto: Cipolla al barbecue con glassa di cipolla e finger lime/I Tenerumi
La sostenibilità anche nel piatto
L’orto di proprietà di oltre 4000 mq copre circa il 90% del fabbisogno del ristorante e il resto viene da fornitori locali o comunque regionali. L’irrigazione è assicurata dall’acqua del sottosuolo attraverso un pozzo naturale con ricircolo dell’acqua piovana, processo che permette di preservare la mineralogia del terreno.
Per eliminare gli scarti di lavorazione, lo chef utilizza fermentazioni e macerazioni e quel poco che rimane è inviato al compostaggio. La spinta a utilizzare tutto quel che la terra produce è giunta fino al punto di trasformare in ingrediente anche quelle verdure che non sono riuscite a giungere a maturazione sulla pianta.

È nato così il Datterino, preparato con l’aggiunta di pomodorini staccatisi dalla pianta anzitempo e maturati a terra. In questo caso il datterino ha una mineralità e sentori particolari, che arricchiscono il bouquet del piatto e che per lo chef sono un bel ricordo dell'infanzia. Mentre la famiglia preparava le classiche conserve di pomodoro, il piccolo Davide prendeva i pomodori crudi e li mangiava ancora sporchi di terra, un residuo che lasciava al prodotto una piacevole mineralità, che oggi lo chef vuole condividere con i suoi ospiti.
Foto: Datterino concentrato, salsa di datterino alla griglia, olio alle foglie di fico/I Tenerumi
Immagine di copertina: Vulcano vista dall'osservatorio di geofisica di Lipari -in primo piano Vulcanello e il Therasia Resort/Michelin
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