Ristoranti 1 minuto 06 agosto 2019

“Tutto passa attraverso e ci cambia”: Eraclito? No, Alberto Gipponi - ristorante Dina, Gussago

Se all’esterno, il ristorante si palesa nella sua austerità di rustico edificio di fine ‘800, già qualcosa nell’aria fa presagire che non sarà un’esperienza gastronomica di ordinaria quotidianità.

Varcata la soglia, si accede alla saletta di decompressione quasi completamente nella penombra, se non fosse per la luce al neon di “Until then if not before”: voluminosa opera di Jonathan Monk, artista inglese che interpreta con humor e leggerezza il Concettualismo degli anni Sessanta.


A darvi il benvenuto è lo chef-filosofo Alberto Gipponi; per la precisione “sociologo”, visto che fino a qualche anno fa lavorava come assistente sociale.
«Non esiste un momento giusto per fare le cose, esiste solo il momento in cui il tuo cuore decide di farle».
Il daimon in azione gli fece presto scoprire che il suo destino era un altro… la passione per la cucina era già ben radicata in lui, cercava solo una sua personalissima via per esprimersi, un luogo dove abitare. Lo troverà in quel di Gussago, in un edificio composto da un trittico di ambienti: un’antica cantina con soffitti a volte interamente in pietra, una sala da pranzo in stile anni ’60, un laboratorio che altro non è se non una simpatica location per cene sensoriali. In questo ambiente dove nulla è lasciato al caso, ma tutto è proteso verso una ricerca estetica e filosofica, i piatti concorrono al racconto.


Come nel “casoncello crudo, ma cotto”: un piatto che conserva un’apparenza cruda, sebbene cotto, in virtù di una particolare tecnica di preparazione. Oppure il menu capovolto dove si finisce con una piccola pasticceria di pesce.
Un’intrigante tappa gastronomica questa Dina, un invito a non sottrarsi all'armonia dei contrari e all'unità degli opposti.


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