Un luogo di grande suggestioni dove la cucina di Maurilio Garola - definita “creativa su basi langarole” dagli ispettori de la Guida MICHELIN - attinge da tradizioni e territorio circostante con piatti allineati alle stagioni e ripensati anche giornalmente a seconda degli ingredienti dell’orto e dell’aromatario. Di conseguenza, la freschezza della materia prima è un tratto somatico al pari dell’elegante “sala che si apre come un palcoscenico su un panorama collinare mozzafiato” mentre i grandi classici del ristorante - gamberi di San Remo impanati con grissini, amoretti di cosciette di rana con bagnet verde piemontese, plin di Seirass cotti nel fieno maggengo al burro e timo serpillo, finanziera e piccolo fritto di cervella, semolino, filone e mele in pastella – riscuotono consensi da un paio di decadi; traguardo celebrato da un menù degustazione dedicato ai piatti del ventennale che hanno contribuito al riconoscimento stellato de la guida rossa.
Carne a chilometri zero, componenti marittimi di qualità elevata, specialità locali come interiora e tartufo e calibrate incursioni oltralpe completano un’offerta gastronomica di alto livello ed elevata alla potenza da una delle carte dei vini più complete d’Italia. A La Ciau del Tornavento la visita alla cantina ricavata nel tufo della collina lascerà stupefatti novizi ed esperti dell’enologia grazie ad una selezione di 1800 etichette provenienti da 450 produttori distribuiti in 13 nazioni tra cui Argentina, Australia, Cile e naturalmente Francia. Gli chateaux transalpini rappresentano infatti il 10 percento del totale di un’inestimabile collezione costituita per metà da Barolo e Barbaresco a loro volta affiancati da altri rossi piemontesi. Scelta che ha reso l’indirizzo di Treiso un importante punto di riferimento per le aziende vinicole locali ed una tappa esperienziale di ogni gourmand.
Altatto: la percezione dell'uovo in materia
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