Nel corso della cerimonia per la 70a selezione italiana, lo chef campano detentore di 8 macaron si è dichiarato “emozionantissimo perché questo riconoscimento corona un sogno che avevo sin dall’infanzia”. Sempre dal palco del Teatro Comunale Pavarotti Freni di Modena, Cannavacciuolo ha quindi raccontato al pubblico che “30 anni fa mi vedevo già qui e voglio dedicare questo premio a tutti i ragazzi che negli ultimi 25 anni, si sono formati a Villa Crespi . Il nostro è un lavoro di gruppo – ha proseguito Cannavacciuolo – ed all’interno del processo creativo, uno dei principali segreti dell’insegnamento è saper ascoltare, facendo sentire tutti importanti. Per quanto mi riguarda in cucina non ci sono ragazzi ma uomini”.

Chef Cannavacciuolo, il premio Chef Mentor ribadisce la sua abilità di cuoco, maestro e talent scout con capacità fuori dal comune nel trasmettere la sua grande passione per la cucina alle nuove generazioni e non solo. Quali valori ed abitudini sono secondo Lei essenziali per intraprendere la carriera di cuoco?
Credo che alla base di tutto nella vita e nel lavoro, bisogna dare un grande valore alla famiglia, che è il perno di tutto. Occorre essere onesti con sé stessi e con gli altri, e prendersi cura delle persone. Far da mangiare è una cosa seria, e la si deve fare al meglio.
Ritiene che rispetto al passato il fine dining stia cambiando? Se sì in che modi?
Sta cambiando soltanto il grado di preparazione che l’utente stesso ha rispetto alla cucina. A noi professionisti è richiesta la massima attenzione e competenza nel soddisfare un utente che è molto più informato, attento e rigoroso con un pensiero mirato sia al benessere, che alla sostenibilità del mondo.

È difficile conciliare il ruolo d’imprenditore con quello di cuoco?
Io nasco cuoco e sono rimasto tale. L’imprenditore nasce dal momento in cui ho avuto accanto persone valide che mi hanno supportato e continuano a farlo, per la crescita della nostra impresa.
È sempre stato propenso ad insegnare e trasmettere il sapere oppure è una qualità che ha acquisito con il passare degli anni?
Fin da quando ero bambino, (me lo dicono i miei genitori) ho sempre manifestato la mia dote innata di aiutare ed indirizzare il prossimo per migliorarsi sempre. Mi viene naturale aiutare gli altri, mi sento felice ed appagato nel venire incontro alle esigenze dei miei collaboratori. Oggi che sono un po’ la loro guida, è un valore che voglio custodire e preservare.

Quali sono gli aspetti più difficile del suo mestiere da trasmettere ai giovani?
Ritengo che si debba amare tanto il proprio lavoro. Solo avendo la passione e mettendoci impegno si possono comprendere i sacrifici che esso richiede.
È d’accordo con Perbellini quando dice che bisognerebbe insegnare la manualità culinaria e le tradizioni della cucina a scuola?
Non sono d’accordo, sono d’accordissimo! Il nostro mestiere si fonde sull’artigianalità anche e soprattutto in cucina. Bisogna partire dalle basi per fare un grande lavoro, oggi più che mai.

Cannavacciuolo in passato ha avuto un maestro più significativo di altri? Qual è la lezione più importante che le hanno insegnato?
Senza dubbio mio padre, lui è il mio mentore e il mio maestro. Mi ha insegnato di credere nei sogni e rispettare sempre le idee degli altri, quando sono diverse dalle tue.
Si aspettava il riconoscimento Chef Mentor?
Onestamente no, ma ci speravo visto il lavoro che in questi anni ho fatto con i miei ragazzi. Gli ho dato sempre la massima fiducia, e loro l’hanno ripagata al meglio. Sono davvero grato e felice.

Foto di copertina: chef Antonino Cannavacciuolo