Ristoranti 1 minuto 06 agosto 2019

Qafiz nell’Aspromonte: la nuova Calabria gourmet

Dai campus californiani a faro della cucina stellata “nel verde selvaggio dell’Aspromonte”. Storie de la guida MICHELIN; storie dalla nuova Calabria gourmet. Movimento culinario in grande ascesa che grazie al ristorante Qafiz di Antonino Rossi

Dai campus californiani a faro della cucina stellata “nel verde selvaggio dell’Aspromonte”. Storie de la guida MICHELIN; storie dalla nuova Calabria gourmet. Movimento culinario in grande ascesa che grazie al ristorante Qafiz di Antonino Rossi - chef autodidatta con Laurea in Comunicazione nella prestigiosa UCLA – si arricchisce di un nuovo luminoso capitolo.
Qafiz, nome che riporta ad un’antica unità di misura per l’olio e nuova stella MICHELIN 2019 “all’interno di una nobile villa di fine settecento”, è un luogo d’identità culturali, immaginazione fuori dagli schemi e avanguardia tecnica. Approccio alla vita raccontato dagli occhi vivaci di Rossi e da raffinate intuizioni come tataki freddo di podolica, fave, erba affumicata, erbe amare; emulsione di ostriche, cipolla sottoaceto, pistacchio, pepe nero; tortelli di agnello, nocciole, burro acido, bergamotto; piccione, sambuco, indivia, arachidi, liquirizia.
Piatti intelligenti, audaci non che tangibili emanazioni di un pensiero articolato, contemporaneo e cosmopolita con radici gastronomiche ben ancorate nelle memorie regionali: «Da Qafiz ho portato tutte le mie esperienze di vita accumulate in giro per il mondo sovrapponendole alle grandi tradizioni locali ed al rapporto diretto dei calabresi con terra, animali ed orti. In più Santa Cristina d’Aspromonte è in una posizione veramente felice perché siamo al cospetto della vetta più alta del Parco Nazionale ed a mezz’ora di auto dal mare. Non ci manca davvero niente ed usare questo territorio, è la cosa più naturale che esista» sorride “Nino” Rossi; innamoratosi del mestiere di chef dopo uno stage nella brigata di Norbert Niederkofler.
«Era il 2009; avevo iniziato a cucinare da appena un anno ma non ho mai dimenticato l’impatto creativo di quell’esperienza» ricorda lo chef trentottenne che nell’ultima decade, dopo aver assorbito e metabolizzato procedure e filosofia del celebre indirizzo dolomitico, ha raggiunto l’attuale culmine professionale attraverso duro lavoro, curiosità e talento. Un percorso non convenzionale ma di grande impatto tanto che gli ispettori MICHELIN, rimasti piacevolmente sorpresi dalle tante eccellenze del locale come il pane da farine integrali e “la squisita accoglienza in sala della giovane maitre” definiscono la sua cucina “tecnica, precisa e moderna”. E se abbiamo capito bene la mentalità dello chef, la prima stella MICHELIN sarà un nuovo, brillante, punto di partenza.

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