Natura, cultura e gastronomia
Questa terra di borghi isolati e strade solitarie invita alla scoperta: la Certosa più grande d'Italia, i paesaggi che si trasformano da un versante all'altro dei monti e la ricchezza delle grotte scavate nelle profondità delle montagne, cui fa eco la varietà degli uccelli che sorvolano le vette.
La meta soddisfa tutti i gusti: per gli amanti del mare ci sono Agropoli, Santa Maria di Castellabbate (indimenticabile location del film Benvenuti al Sud), Acciaroli, Pioppi e, scendendo verso sud, Marina di Camerota e Capo Palinuro, con le sue coste rocciose e le grotte marine.
Nella foto: Santa Maria di Castellabbate, e55evu/iStock
Gli appassionati di quelle terresti, invece, visiteranno Castelcivita e Pertosa, mentre gli amanti dell’arte e della cultura avranno la scelta fra la certosa di Padula e i siti archeologici greci di Velia e Paestum.
L’antica Poseidonia, fondata intorno al 600 a.C., conserva magnifici templi di stile dorico e, nel museo annesso, lo straordinario affresco detto “del tuffatore”, rarissimo esemplare di pittura greca. Nonostante la facile associazione sportiva, il tuffo rappresenta il passaggio dalla vita alla morte, al di là delle colonne d’Ercole, il limite allora conosciuto.
Foto: Affresco del Tuffatore, Museo nazionale di Paestum, Simone Crespiatico/iStock
Dulcis in fundo, Paestum è meta prelibata anche per i gourmet. In una manciata di chilometri si concentrano ben 4 stelle: il bistellato Tre Olivi e gli stellati Osteria Arbustico e Le Trabe, Stella Verde per la gastronomia sostenibile.
Le Trabe, Stella e Stella Verde MICHELIN
Il ristorante sorge all’interno della tenuta di Capodifiume, in un parco di oltre 9 ettari, la cui storia vale la pena di essere raccontata. Il nome del ristorante è l’antico nome del fiume che sgorga ai piedi del monte Calpazio, dove sorgeva un tempio dedicato a Persefone, dea dell’oltretomba ma anche della fertilità e della rinascita stagionale insieme alla madre Demetra. Lungo il Trabe nel Medioevo i monaci eressero vari mulini per il grano, mulini che nel Novecento vennero riconvertiti in una piccola centrale idroelettrica. E qui si innesta la storia attuale della tenuta: la vecchia centrale, oggi recuperata, produce annualmente 650 000 kw e alimenta tutta la tenuta.
Il Trabe scorre accanto ai tavoli all’aperto, accompagnando con il suo mormorio l’esperienza gastronomica offerta dallo chef campano Marco Rispo, che dal 2018 guida la cucina del ristorante. Profondamente legato al territorio e ai suoi prodotti (e il fertile Cilento ne ha davvero molti da offrire), lo chef propone due percorsi incentrati sull’acqua (Caput Aquae) e sul km 0 (Zerottantuno), che iniziano nella bella e rinnovata cantina in cui si degusta il saluto della cucina.
Tra i piatti iconici del percorso Caput Aquae troviamo il Bufala bufala bufala, spaghettoni cotti in acqua di spurgo delle mozzarelle, mantecati con abbondante ricotta di bufala e rifiniti con una grattugiata di ricotta affumicata, un piatto con note acidule e affumicate, goloso e accattivante. Il giusto omaggio alla mozzarella di bufala campana dop, uno dei prodotti di punta di questo territorio benedetto.
Nella foto: Bufala, bufala, bufala/Le Trabe
Immagine di copertina: la costa del Cilento intorno a Capo Palinuro, Wirestock/iStock