Galeotto fu corso Sempione. Nel 2001 la sede della MICHELIN si trovava ancora lungo il viale napoleonico e fu nella vicina via Castelvetro, durante una pausa pranzo, che mi imbattei in una nuova apertura: il Massimo del Gelato.
Lo provai e fu un colpo di fulmine, che si consolidò negli anni: passo dopo passo, ebbi il privilegio di vedere la crescita professionale di Massimo, in un moltiplicarsi di gusti che hanno sempre fatto centro. Gusti direi globalmente classici, senza inutili fronzoli o combinazioni artificiose, ma con il prodotto sempre al centro della sua ricerca. Quante volte ho avuto la sensazione di sentire un sapore più forte di lamponi, melone o pera nel suo gelato, che non mangiando il frutto medesimo!
E sempre nel rispetto della stagionalità, imponesse questa anche un breve periodo, come per l’agognato gelato all’uva americana, una festa quando arriva. Una ricerca della qualità che talvolta ha dettato anche rinunce, come l’anno in cui non produsse il gusto ai fichi, perché per Massimo l’annata non era stata buona, come si fa per un buon vino. E vogliamo ricordare l’attesa del Natale per il gelato preparato con i migliori panettoni? In breve tempo una coppa non mi bastò più e passai a due, che divennero un rito consumato in gelateria in un silenzio estatico.
Due tornate. La prima coppa dedicata alla Sicilia: mandorla di Noto, pistacchio e cassata. La seconda al Piemonte: gianduia e Cavour. Da allora e tutt’ora quello di Massimo non è per me solo il gelato di riferimento – metro sempre vincente di tanti confronti – ma è soprattutto artefice e custode di una delle mie esperienze gourmet più intense: da corso Sempione la Michelin si trasferì a Pero e poi in viale Bodio, ma il legame con questa gelateria non si è mai interrotto dal 2001.
Il Massimo del Gelato
Via Castelvetro18
20154 Milano
In copertina: Il Massimo del Gelato
