Ristoranti 1 minuto 17 gennaio 2020

Cracco: grande cucina in Galleria

Quando si parla di capacità equiparate alle ambizioni e destrezza mediatica, la visione oltre la cucina dello chef Carlo Cracco è uno dei casi di studio più rilevanti della ristorazione stellata contemporanea.

E così per la splendida nuova sede in Galleria Vittorio Emanuele di Milano: sontuosa espressione di acume imprenditoriale ed impeccabile tempismo nell’individuare spazi e vetrine per le proprie avventure.
Luogo di superlativi, Cracco è un viaggio nella grandeur culinaria, manageriale e architettonica dove passato e attualità convergono verso eleganti sollecitazioni gustative, visive e tattili. “Location specialissima per eventi fuori dal comune” scrivono infatti gli ispettori MICHELIN riferendosi sia al salone con balcone originale anni 20’ del secondo piano che al sobrio e raffinato dialogo tra gli interni “ad incorniciare magistralmente i tavoli” con lo stile neorinascimentale del salotto di Milano. Disposto su più livelli e risultato di una “brillante ristrutturazione” il locale include bar, bistrot per pause veloci, cioccolateria, pasticceria ed una cantina nel seminterrato da oltre diecimila bottiglie.

Il fulcro dello spettacolo e dell’esperienza è il ristorante una stella MICHELIN situato al piano nobile con tre salette, due privé, scenografiche vetrate sull’Ottagono e la grande cucina di Cracco tra proposte creative, ricette ispirate alla tradizione ed una sezione dedicata alle uova: carpaccio di moro oceanico, ricci di mare, caviale e limone; tuorlo marinato, asparagi verdi, tartufo nero; spaghettone al sugo di pomodoro giallo abbrustolito, astice e basilico; petto d’anatra arrosto, agretti, ciliegie e lumache al prezzemolo; crema bruciata al tè bergamotto, mandarini fondenti e noci di pecan. Piatti tecnici ed estetici e dallo stile riconoscibile e personale che assieme alla ricerca dell’eccellenza in vari campi delle arti applicate esibiti nella nuova sede in Galleria, raccontano l’illustre percorso del celebre cuoco: abile nel citare i propri trascorsi senza mai tralasciare una certa spinta nuova e creativa.

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