In viaggio 1 minuto 06 agosto 2019

Palazzo Leti: residenza di charme a Spoleto

Abitato sin dalla preistoria e meravigliosa visione lungo la Via Flaminia al cospetto della Rocca Albornoziana e l’acquedotto romano, Spoleto è uno dei paesi dell’Umbria da vedere almeno una volta nella vita e per un elegante soggiorno in seducenti atmosfere d’epoca la guida MICHELIN consiglia di pernottare nell’affascinante Palazzo Leti.

Costruito s’un preesistente monastero dall’omonima famiglia nel ‘700 - e nuovo simbolo rosso della selezione 2018 a sottolineare supplementi di anima e charme - il palazzotto gentilizio sorge nella parte più alta e silenziosa della città. Una location unica impreziosita dal romantico giardino-terrazza ripristinato dai proprietari seguendo lo schema della tipologia all’ “italiana” che, oltre a reperti marmorei da varie epoche, offre ai clienti un rilassante panorama su colline e vallata. La storica residenza di Via degli Eremiti “arredata da ricercati pezzi antichi nei suoi ambienti” come da note degli ispettori MICHELIN e che nel XVI secolo ha subito varie trasformazioni, è dunque garanzia di un soggiorno ricercato ed intimo poiché le camere affacciate sul Monte Sacro della valle spoletina o con vista dei tetti della città, sono appena dodici. Ognuna sfoggia inoltre una sua particolare identità in termini di cromie, decori, architettura e dimensioni. Se stoffe, organze di pregio, mobili d’epoca e morbidi colori pastello sono tratti caratterizzanti di spazi comuni e abitazioni, le abitazioni standard parte del primo nucleo del palazzo al tempo adibito a monastero hanno seicenteschi soffitti a volte e autenticità da vendere mentre la dependance “Antica Limonaia” - disposta su due livelli con soffitto a travi e pianelle originali - è la soluzione giusta per chi cerca ancora più spazio e indipendenza.
Dormire a Palazzo Leti significa rendere oltremodo memorabile e speciale la visita ai sontuosi patrimoni artistici e naturali di Spoleto; indimenticabile cittadina alle falde del Monte Luco descritta con poetica ammirazione da Goethe nel saggio “Viaggio in’Italia” e quindi da Herman Hesse, che rimase incantato dall’alternarsi di foreste di querce, cascate, mura fortificate, torri, conventi, piazze, ponti e teatri romani, nonché architetture religiose come il Duomo del 1607 e la chiesa di San Salvatore Patrimonio Unesco.

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