Ristoranti 1 minuto 06 agosto 2019

Marennà; il binomio vino e alta cucina di Paolo Barrale

Avanguardia, tradizione, pensiero.

Pilastri del ristorante una stella Michelin Marennà situato al primo piano della celebre azienda vinicola Feudi di San Gregorio di Sorbo Serpico. Forme e design contemporanei immersi nell’arcaica natura dell’Irpinia per una location sui generis in cui esplorare e scoprire il binomio grandi vini e alta cucina tra edizioni limitate del buon spumante a metodo tradizionale della maison, prodotti locali e inventiva.
«La mia filosofia è quella di creare un legame inscindibile tra territorio e creatività senza eccessive manipolazioni e commistioni tra gli ingredienti, che devono essere sempre veri e naturali» precisa subito il colto e brillante chef Paolo Barrale, il quale, ritiene che un’indimenticabile esperienza eno-gastronomica abbia molto a che fare con la comprensibilità delle proposte: «Attualizzo ed elaboro le materie prime di questa splendida zona utilizzandole in piatti che tutti possano apprezzare. Nel contempo cerchiamo di mantenere il contatto con la realtà celebrando innanzitutto il cliente». Non a caso Marennà è un indirizzo molto amato da famiglie, coppie e da coloro alla ricerca di un «viaggio gastronomico aulico». La completa integrazione con l’azienda vinicola è un ulteriore valore aggiunto perché la giornata può iniziare con la visita alle cantine seguita da una degustazione di Falanghina, Greco di Tufo, Aglianico e bollicine da vitigni autoctoni in abbinamento alle specialità del luogo, per poi concludersi in serata con la cena al Marennà: «Questo connubio ci permette di creare un’offerta più ampia e con maggiore appeal – prosegue Barrale - magari attraverso quattro portate meravigliosamente stagionali accompagnate dai vini più rappresentativi dell’azienda». I piatti da non perdere, dove spesso il filo conduttore è uno sguardo sul mondo applicato a grandi classici regionali leggermente rivisitati, includono ceviche di trota dell’alta Irpinia, la genovese con spezie e cacao ed il raviolo aperto d’ispirazione Gualtiero Marchesi con ragù napoletano e spuma di ricotta di pecora. Se la cucina colta e curiosa di Barrale è sinonimo di felicità e soddisfazione, altrettanto si può dire della produzione enologica e delle bellezze naturali circostanti: «Queste sono terre plasmate e protette dalla geologia – rivela Barrale – in cui ammirare paesaggi lunari, valli selvagge, i sempre più rari vitigni a piede franco dalla genetica ancora pura e splendidi borghi dal grande impatto visivo come Castel Vetore sul Calore».

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